BOLZANO – Un terribile episodio di violenza ha scosso l’Alto Adige lo scorso luglio. Una ragazza di appena 14 anni è stata vittima di un brutale assalto durante una festa di paese. I due autori del crimine, uomini residenti fuori regione, hanno dapprima molestato una ragazza e successivamente violentato un’altra. La giovane vittima ha poi trovato la forza di confidarsi con i suoi familiari e di denunciare l’accaduto alle autorità.
Il caso ha suscitato grande indignazione e preoccupazione nella regione. La Procura di Bolzano, nel pieno rispetto e per la tutela della vittima, ha scelto di mantenere il massimo riserbo sull’inchiesta in corso.
Il governatore altoatesino, Arno Kompatscher, ha espresso la sua profonda preoccupazione riguardo a questi eventi, sottolineando l’urgenza di interventi concreti: “Questo fatto dimostra ancora una volta, in maniera drammatica, che anche in Alto Adige dobbiamo fare tutto il possibile per combattere con ogni mezzo e in modo efficace tutte le forme di violenza contro le donne, il femminicidio e lo stupro”.
Il problema, come evidenziato da Christine Clignon, presidente del Centro antiviolenza Gea di Bolzano, è strutturale e riguarda l’intera società. “La violenza sessuale è un problema maschile”, afferma Clignon. “E’ giunto il momento che la società agisca in modo deciso per affrontare il problema alle sue radici e non lo releghi come un semplice fenomeno emergenziale”. Christine Clignon cita dati preoccupanti che rivelano come “il 96% dei casi di violenza contro le donne avviene tra le mura domestiche e attraversa tutti i cosiddetti strati sociali, tutte le nazionalità e tutti i gruppi linguistici”.
Questo tragico episodio ha riacceso il dibattito sulla necessità di implementare misure efficaci per la prevenzione e la lotta contro la violenza di genere in tutte le sue forme.