L’ago di una bilancia sempre più difficile da tenere in equilibrio. O una figura tutto sommato inutile in mezzo a due forze politiche che giocano rispettivamente le loro partite senza tener conto di lui. Di Giuseppe Conte, su Giuseppe Conte se ne sono dette e scritte di tutti i colori. Una figura che ha diviso gli italiani fin dal suo insediamento come premier, forte di un curriculum che iniziava con la laurea alla Sapienza nell’88 e arrivava fino alla cattedra di Diritto Privato a Firenze e Roma. Nel mezzo i passaggi nel cda dell’Agenzia spaziale italiana, la nomina come componente dell’Arbitro bancario e finanziario a Napoli, altre docenze sparse per l’Italia. Fino all’amore improvviso per i Cinque Stelle. Conte ha sempre negato di essere un simpatizzante grillino di vecchia data. Stando a quanto dichiarato dal 54enne a capo dell’esecutivo gialloverde, i primi contatti col mondo pentastellato erano piuttosto stati freddi per poi esplodere come nelle più belle storie d’amore.
Quelle meno metaforiche, di relazioni, erano state subito oggetto di indagini e approfondimenti da parte dei giornali italiani. La moglie Valentina, dalla quale si era separato e con la quale aveva avuto il figlio Niccolò. La compagna Olivia Paladino (“sexy first lady” affondava subito Oggi, di fronte alle foto dei due in vacanza). E ancora, allontanandosi dalle tentazioni materiali: la grande fede per padre Pio di Conte, pugliese, testimoniata dagli abitanti di San Giovanni Rotondo dove il premier vive. Il calcetto, che gli è costato anche un brutto infortunio, il tennis. I gemelli sempre al polso. E le debolezze, vere o presunte, di un uomo calato in un contesto difficile.
“Manca di standing europeo e internazionale” sottolineava l’Huffington Post subito dopo l’insediamento, rimarcando la poca esperienza di gestione, diplomatica e di responsabilità istituzionale. “Giuseppe Conte è un tecnico. Un giurista, membro di una delle caste più immarcescibili e intoccabili di questo Paese. Anzi, di due: quella degli avvocati e quella dei docenti universitari” incalzava Wired. Libero aveva poi sottolineato come il presidente del Consiglio fosse stato spesso legato, in passato, al mondo della sinistra, da lui “sempre sostenuta nelle urne”, rimarcando le differenze con un Movimento che fa dell’apolitica la sua bandiera. E poi un’ombra che di tanto in tanto continua ad aleggiare ancora su Conte e sul governo.
Quando Lega e Cinque Stelle si erano seduti al tavolo per dar vita all’ormai famigerato contratto di governo, tra i punti messi nero su bianco c’era il no all’ingresso di massoni nell’esecutivo. Passaggio che, in un’intervista rilasciata ad Affari Italiani, il presidente del Movimento Roosevelt Gioele Magaldi aveva subito mitigato: “A
lcuni dei ministri del nascente governo Conte saranno massoni. Per la precisione, massoni progressisti”. Il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Stefano Bisi, puntava nel frattempo il dito contro Tria, richiamandolo a una “maggiore attenzione ai bisogni dei cittadini” e lodando di contro i vertici dell’esecutivo pentastellato. Conte, che Grillo aveva scherzosamente definito “quello normale del governo”, non si è mai espresso in merito per tenersi al riparo da rischiose insinuazioni. Di gaffe, lungo la strada, ne ha lasciate alcune ma su altri fronti: come un esame di inglese per una cattedra di Diritto Privato ancora in programma dopo la nomina a premier. Il presidente ha scelto di “riconsiderare la domanda” per impegni istituzionali.
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