Quest’oggi vi proponiamo l’intervista a Paola Allamano, CEO di WaterView. Quest’ultima è una startup spinoff del Politecnico di Torino che sviluppa servizi per la raccolta e l’analisi di Big Data in ambito meteorologico ed è specializzata nell’ideazione di sistemi intelligenti per il monitoraggio, la previsione e il controllo dei fenomeni atmosferici e parametri ambientali. WaterView rivoluziona l’industria della raccolta dati in ambito meteorologico grazie a WeatherCAM, software che applica tecniche innovative di image processing per misurare in tempo reale l’intensità della precipitazione atmosferica a partire da immagini fotografiche provenienti da telecamere di videosorveglianza, webcam e smartphones.
Buongiorno Paola. Raccontaci di Waterview. Come e da chi è nata l’idea?
“Waterview nasce da un gruppo di ingegnere di estrazione accademica con un background legato all’ambito del monitoraggio ambientale. La tecnologia di Waterview nasce quindi per colmare un gap di natura tecnologica: la nostra tecnologia vuole infatti aumentare le possibilità di monitoraggio ambientale, senza andare a pesare troppo sui costi di infrastruttura. Da qui l’idea di trasformare telecamere pre-esistenti in strumenti capaci di misurare le precipitazioni.”
Oltre a te, da chi è formato il founder team?
“I fondatori sono Paolo Cavagnero e Alberto Croci, attualmente CMO e CTO. Entrambi sono ora miei colleghi in waterview ma, in passato, sono stati anche colleghi ricercatori al Politecnico di Torino.”
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— WaterView (@waterview_it) 22 marzo 2017
Dall’idea alla “messa in opera”: Waterview ha ricevuto finanziamenti o ha ricevuto il supporto di qualche incubatore?
“Attualmente siamo incubati dall’Incubatore di Imprese Innovative del Politecnico di Torino, i3P. Potremmo dire virtualmente incubati in quanto, pur non essendo fisicamente lì, ci supporta da tre anni. Abbiamo anche ricevuto finanziamenti e un seed d’investimento, oramai un anno e mezzo fa. Si tratta di un seed in due tranche, la prima da 500mila euro da parte del Club degli Investitori: la tranche aggiuntiva si sta invece concretizzando adesso.”
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— WaterView (@waterview_it) 15 novembre 2017
Entriamo ora nello specifico di Waterview: cosa propone la vostra startup?
“Noi di fatto proponiamo un software che può essere ospitato a bordo delle normali telecamere di videosorveglianza, ma anche di uno smartphone o di qualsiasi dispositivo che sia dotato di una telecamera. Il software analizza le immagini acquisite dai dispositivi, riconosce la presenza di precipitazioni e misura la severità del fenomeno osservato. Quello che il software analizza sono le tracce luminose lasciate sulle immagini dall’acqua, che sia pioggia o neve. Conoscendo le caratteristiche dei dispositivi d’acquisizione, riusciamo quindi a quantificare i fenomeni atmosferici. Al momento c’è un prodotto pronto per telecamere di videosorveglianza: per la parte mobile c’è sicuramente una fattibilità ma ancora non c’è un prodotto.”
Come funziona l’analisi dei dati?
“I dati vengono pre-elaborati sulla telecamera: questa fase ha tra le principali funzionalità quella di superare le questioni relative alla privacy. Waterview non trasferisce infatti sul proprio cloud le immagini originali così da non accedere a dati sensibili. Solo dopo questa prima fase, quindi, i dati vengono trasferiti sul cloud e trasformati in misure di monitoraggio.”
Le telecamere utilizzate devono avere caratteristiche particolari?
“In linea di massima, i dispositivi devono essere solamente digitali e una risoluzione minima, tipica delle telecamere di media gamma.”
Quali sono, quindi, le applicazioni del vostro software?
“Iniziamo col dire che gli interessati al monitoraggio ambientale si dividono in due grandi categorie: chi vede le precipitazioni come una risorsa e chi come un rischio. Tra i primi gli agricoltori per organizzare le attività agricole, categoria ovviamente raggiunta in maniera indiretta. I mercati attualmente più raggiungibili per noi al momento sono quelli del mondo delle assicurazioni, della viabilità ma anche del turismo o delle garanzie assicurative legate al turismo sino al mondo dell’energia. Solo alla fine si arriva al nostro obiettivo iniziale, ovvero quello della protezione civile. Giustamente, però, una soluzione tecnologica deve aver dimostrato a pieno le sue potenzialità prima di arrivare ad essere utilizzata in quest’ultimo ambito.”
Le tecnologie applicate al mondo dell’ambiente: a che punto siamo con il Greentech?
“Sono tante (e sempre di più) le tecnologie che sfruttano il paradigma di sensorizzazione dell’ambiente in cui viviamo ma anche dello sfruttamento delle medesime infrastrutture per diversi usi. Inutile nascondere che c’è un livello molto differente di sensibilità dipendentemente dalle aree geografiche in cui si va ad agire: noi siamo per tradizione legati all’Italia ma non è forse il posto con più attenzione verso questo tema e, di conseguenza, tendono a mancare gli investimenti. Il trend, in Italia, sembra comunque essere positivo. Nella Silicon Valley o nei luoghi dove l’innovazione è oramai diventata una commodity la cosa è ovviamente passata prima…”
Progetti per il futuro?
“In un futuro prossimo speriamo di instaurare un rapporto con un partner importante, così da far diventare l’Italia il Paese europeo più monitorato dal punto di vista meteorologico. Su questa base potrebbe innescarsi un meccanismo importante di internazionalizzazione ma anche la possibilità di integrare in software nei dispositivi mobili.”