L’arte del rinvio contagia 1 persona su 5
Il web e i genitori assenti sono due cause significative che portano le persone a rimandare gli impegni. La tesi sembrerebbe surreale o una sorta di “scarica barile” per alleggerire la coscienza a chi ha il vizio di farlo, ma non è così. A questa conclusione sono arrivati gli scienziati di tutto il mondo che si sono riuniti a Chicago in occasione della Procrastination Research Conference, il congresso degli studiosi dell’arte del rinvio terminato pochi giorni fa.
Il problema è tutt’altro che marginale, visto che ormai interessa il 20% degli adulti che vive nei Paesi occidentali. Ben 1 su 5 si guadagna così la scomoda etichetta di “procrastinatore” e potrebbe rubare il motto a Douglas Adam, che in Guida galattica per gli autostoppisti scriveva: “Amo le scadenze. Adoro il rumore che fanno quando mi sfrecciano accanto”.
Perché le persone hanno il vizio di rimandare? Una causa è che temono senza motivo il giudizio degli altri, secondo il team della De Paul University coordinato da Joseph Ferrari. Secondo i ricercatori, un procrastinatore non rinvia perché è superficiale o insensibile alle critiche, ma solo perché ha paura di essere considerato incapace. Inoltre tende a crearsi degli handicap, soprattutto riducendosi a fare le cose all’ultimo momento, così da avere una scusa pronta per averle fatte male.
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I genitori assenti rendono i figli procrastinatori
Mentre gli adulti temono il giudizio altrui, al punto da preferire di essere considerati svogliati invece che incapaci, con i giovani il quadro si complica. Lo sa bene Maria Sinatra, docente di Psicologia Generale all’Università “Aldo Moro” di Bari, che ha partecipato al convegno di Chicago. A suo avviso, dalla scuola superiore fino all’università, le nuove leve non sanno valutare obiettivamente il proprio comportamento.
I ragazzi, di conseguenza, preferiscono rimandare le attività per evitare di ricevere un voto basso. Le università pugliesi e siciliane registrano una crescita esponenziale del fenomeno della procrastinazione: in tanti si prenotano gli esami, ma pochi si presentano agli appelli per sostenerli.
La Sinatra ritiene che molti giovani non abbiano più la capacità di esaminare la realtà, non a causa del web, ma perché i loro genitori non sono presenti. Invece di seguirli, fanno loro dei regali per compensare l’assenza. Questo comportamento è deleterio perché i ragazzi vengono abituati ad avere tutto pronto. In tal modo, quando si trovano da soli davanti ad un ostacolo, non sanno che fare e cercano di rimandare il più possibile.
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Chi rimanda ama il web ma non i propri “simili”
Mentre in Italia si dà la colpa alle famiglie, fautrici dell’arte del rinvio, a Chicago la visione è ancora più ampia. Secondo il coordinatore Ferrari e il suo gruppo di ricerca è l’intera società che induce le persone a procrastinare senza alternative. Qui la rete gioca un ruolo importante.
In che modo il web porta a rimandare? Si pensi per esempio agli shop online, che ormai offrono tutti dei forti sconti ai clienti che effettuino acquisti all’ultimo minuto, a differenza di quanto fanno quelli fisici. Ferrari auspica un cambio di direzione e che si inizi a sperimentare degli incentivi per chi si muove con largo anticipo piuttosto che “last minute”.
Anche la solidarietà tra quelli che hanno il vizio di rimandare lascia ancora a desiderare. Al convegno statunitense è emerso che essi si illudono che i propri simili, in quanto procrastinatori incalliti, saranno più comprensivi verso le loro mancanze. Invece chi rinvia sa che la sua è una pessima abitudine e se ne tiene lontano appena la intravede negli altri, stigmatizzandoli. Una delle poche cose che fa senza rimandare.