Di Maio e Renzi attaccano, Zingaretti reagisce. Con toni duri, che denotano una crescente tensione all’interno del governo. Ad aprire le danze era stato il leader grillino, con Conte nel mirino: “I toni ‘o si fa così o si va a casa’ fanno del male al Paese, fanno del male al governo: in politica si ascolta la prima forza politica che è il M5s, perché se va a casa il M5s è difficile che possa esistere ancora una coalizione di governo”. Un modo per rispondere al premier che aveva detto “chi non fa squadra è fuori dal governo”.
“Non c’è nessun ultimatum contro un ultimatum – spiegava Di Maio – Io credo soltanto che bisogna fare in modo che in questo governo ci sia meno nervosismo, meno prese di posizione dure e mettere al centro le persone e non le proprie opinioni. Prima di tutto sono soddisfatto che domani finalmente si riunisce questo vertice di maggioranza che stavamo chiedendo da un po’, un vertice di governo che deve servire a mettere nella legge di bilancio tre proposte che per noi sono imprescindibili: o si fanno o non esiste ancora la manovra”.
Da Firenze a rispondere a Di Maio ci aveva pensato Matteo Renzi nel discorso di chiusura della Leopolda 10: “Dire qualcosa di positivo e proporre idee non è lanciare ultimatum, ma fare politica. Dire che non bisogna tartassare le partite Iva non vuol dire che si sta dando un ultimatum. Da questo salone non è arrivato un solo ultimatum al governo”.
Dal fronte dem la reazione del segretario Nicola Zingaretti alle parole di Di Maio e a quelle di Renzi è durissima: “Non fa solo effetto, fa male, noi saremo molto responsabili e diciamo agli alleati che si può andare avanti ma nessuno ricominci a mettere bandierine su identità, perché gli italiani sono stanchi e non sono dei coglioni. Bisogna mantenere le parole sennò si arrabbiano e ci sarà una rivolta”.
Renzi lancia la sfida: “Eleggiamo un presidente della Repubblica europeista”