Nel caos generale che in queste settimane sta attraversando il Pd, c’è un micromondo che si trova ancor più nel pallone. Quello dei renziani, per la precisione, con diversi sindaci pronti a firmare a suo tempo il manifesto per sostenere Marco Minniti nella corsa alla segreteria dem e che ora si trovano a fare i conti con il forfait dell’ex ministro, scaricato dallo stesso Renzi e costretto ad alzare bandiera bianca. Repubblica scrive di un Matteo Ricci, primo cittadino di Pesaro, e del suo sfogo: “A questo punto tanto vale stare con Zingaretti”.
Luca Lotti e Lorenzo Guerini cercano disperatamente un candidato alternativo, in tempi brevi. Missione impossibile. Paolo Gentiloni, intanto, ha spronato Nicola Zingaretti, sempre più favorito: “Questo è il momento di metterci ancora più determinazione. Da oggi devi fare il segretario, comportarti come se lo fossi già. La prima cosa da fare è dimostrare che il tuo Pd non sarà la ridotta dei vecchi comunisti”. Il governatore del Lazio, a sua volta, ha chiamato Carlo Calenda per invitarlo a rimanere nel partito e dare il suo contributo.L’idea di Zingaretti, che sta già prendendo forma in queste ore, è quella di un partito dal perimetro allargato, dove convivano più anime anche meno vicine alla sinistra. I renziani, intanto, navigano a vista.
Molti sono tornati a rivolgersi a Graziano Delrio, additato dall’ex premier come un traditore dopo il sostegno dichiarato a Maurizio Martina. Resta il dubbio sul futuro, con Renzi che non smentisce l’idea di un suo movimento solitario. Vengono al pettine soltanto ora i nodi di una lunga serie di sconfitta. Quella dell’ex premier, caduto sul referendum al quale si era legato indissolubilmente. Quella di un Pd ormai ai minimi termini sotto il profilo del consenso elettorale. E ora più indecifrabile che mai, attraverso da mille correnti, mille scontenti. Con la sensazione che Renzi, ormai, all’interno del partito non abbia più molto da fare.
Primarie PD, Minniti ritira candidatura: Renzi dà il via alla scissione