Nessun ripensamento, almeno per ora. Nicola Zingaretti ha confermato che non ritirerà le sue dimissioni da segretario del Pd e non si candiderà nemmeno a sindaco di Roma. Il giorno dopo il post su Facebook con il quale aveva annunciati di voler abbandonare la guida del partito, Zingaretti è tornato a parlare della sua decisione, rincarando la dose: “Penso debba essere il gruppo dirigente a fare un passo in avanti nella consapevolezza di avere un confronto più schietto, franco plurale ma anche solidale sul ruolo del Pd, i valori di riferimento, la nostra idea dell’Italia e dell’Europa. Io non ce l’ho fatta ad ottenerlo. Spero che ora sia possibile”.
La segreteria del Pd si è riunita in queste ore con la partecipazione dei segretari regionali. Alla riunione non ha preso parte Nicola Zingaretti: a presiedere, il vicesegretario Andrea Orlando. Il segretario dimissionario ha parlato, a proposito della sua decisione, di “un passo di lato”, non uno avanti ma neppure uno indietro. Aggiungendo, a proposito del suo futuro: “Non scompaio. Continuo a fare il presidente di Regione e parteciperò alla vita politica”.
Zingaretti aveva parlato di “stillicidio”, “vergognandosi” che nel Pd si parlasse ormai solo di poltrone e primarie “quando in Italia sta esplodendo la terza ondata del Covid, c’è il problema del lavoro, degli investimenti e la necessità di ricostruire una speranza soprattutto per le nuove generazioni. Ora ci sarà l’assemblea e qualsiasi scelta faranno io la rispetterò. Andiamo avanti e troviamo le forme migliori. Se era maturata l’idea che il problema potessi essere io, ho tolto a tutti questo problema. Ora si discuta e si costruisca perchè ne ha bisogno l’Italia”.
Dopo l’annuncio di Zingaretti, tra le fila dem è piombato il caos. Di ripensamenti, al momento, non sembra esserci alcuna possibilità. La domanda, ora, è la stessa per tutti: “Cosa facciamo?”. Una risposta non c’è ancora. Né su questo fronte né, tanto meno, su quello del successore del segretario. La sfida è già partita, lontana dalle telecamere. Ma le prossime settimane si preannunciano tra le più difficili nella recente storia del partito.
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